Abbiamo vissuto settimane incredibili, che verranno ricordate da tutte le generazioni che le hanno vissute, dove è stata rivoluzionata la nostra quotidianità, le nostre relazioni sigillate dal provvedimento del Governo “io resto a casa”. Un’epidemia che ha cambiato la nostra relazione con il mondo, con gli altri e con se stessi. Un’esperienza mondiale che favorirà l’accelerazione all’utilizzo del digitale in tutti gli ambiti. La paura è l’emozione che ha accompagnato questo periodo e l’abbiamo vista espressa in modi e contenuti diversi. Le “psicotrappole” della paura dell’epidemia sono state tre. La prima, “sopravvalutare”: sull’ondata emotiva della paura, soprattutto quando i dati sono incerti e l’evoluzione è rapida, si rischia di sopravvalutare il rischio con conseguente panico e perdita di controllo. La seconda,“sottovalutare”: all’estremo opposto, si può sottovalutare il rischio per proteggersi da messaggi o situazioni giudicate troppo ansiogene con negazione totale o parziale del pericolo. La terza, riporre eccessiva fiducia nella scienza medica e nel progresso scientifico: serve il tempo per capire le cose. Le conseguenze sono comportamenti disfunzionali che mettono a rischio sia il singolo che la collettività. Possiamo descrivere queste reazioni eccessive con quattro identikit: anzitutto i complottisti, di solito persone frustrate che non sono riuscite ad affermarsi come avrebbero voluto. Sono mossi da emozioni di rabbia e hanno bisogno di cercare una colpa negli altri come responsabili di intenzioni malevole. Questa modalità di interpretare i dati discordanti provenienti da ambienti scientifici – come è effettivamente successo – serve per elevare se stessi.La loro posizione è espressa con la protervia di “chi vede oltre” gli ingenui o i creduloni. Producono e pubblicano in rete fake news, congetture frutto di notizie non controllate alla fonte. Acquistano così un’agognata visibilità e diventano eroi. I no-wax rappresentano in modo esemplare questa categoria. Da questa posizione non sono stati esenti esimi studiosi. Ci sono poi gli ipocondriaci, coloro che hanno il terrore di ammalarsi ed evitano il pericolo mettendo in atto severe precauzioni. Cercano costantemente informazioni dai medici e in questo periodo dal dottor Google, in rete, per salvaguardarsi meglio. Queste persone hanno rigorosamente messo in pratica le indicazioni di gestione del contenimento del virus ma non solo, hanno “raddoppiato” le precauzioni e costretto anche i familiari a svolgere rigorosi atti di decontaminazione. Gli irresponsabili, invece, non rinunciano al proprio piacere mettendo in campo comportamenti pericolosi per se stessi e per gli altri. E’ la negazione del pericolo per proteggersi da informazioni ansiogene che sono percepite come insopportabili. Persone particolarmente pericolose sempre, ma soprattutto per la prossima estate poiché le vacanze generano spostamenti e raggruppamenti. In ultimo, coloro che vanno a caccia degli untori e che, sempre per effetto della paura, oltre a borbottare hanno assunto comportamenti attivi di denuncia, non solo verso le forze di sicurezza, ma soprattutto mettendo in rete immagini riprese con il proprio telefono in nome di valori morali. La paura, che in sé è un’emozione positiva perché provvede alla nostra sopravvivenza, quando si trasforma in angoscia può sfociare in patologie come disturbi fobici e ossessivi di varia natura, depressioni e paranoie, perché il soggetto perde il controllo e non sa riconoscere da dove arrivi il pericolo per combatterlo.
Libri consigliati: G.Nardone “Le emozioni, istruzioni per l’uso” 2020; A.Bartoletti “Pensieri brutti e cattivi” 2019; G.Nardone “Cavalcare la propria tigre”2003; L.Ariosto “Orlando Furioso” 1526. E.Muriana, T.Verbitz ” Se sei paranoico non sei mai solo. Dalla sospettosità al delirio paranoico” Alpes ed.2017; E.Muriana, L.Pettenò, T.Verbitz “I volti della depressione” 2006; E.Muriana,T.Verbitz “Psicopatologia della vita amorosa” 2010.