La “sindrome della Crocerossina” è caratterizzata da comportamenti particolarmente accudenti, protettivi, focalizzati sui bisogni altrui, che creano gratificazione ma soprattutto compiacimento e soddisfazione a chi li agisce. Spesso sono persone che dispensano consigli non richiesti o peggio si prestano a risolvere problemi sostituendosi. Non insegnano nemmeno ai figli, magari fanno i loro i compiti difficili, impedendogli di misurarsi e superare le difficoltà inevitabili della crescita.
Si è facilmente propensi a pensare che sia una caratteristica sbilanciata al femminile ma la pratica clinica smentisce questa visione. Gli uomini non sono immuni e lo stesso copione relazionale: al maschile, lo potremo chiamare “sindrome dell’ Indispensabile” per esempio nell’ambito professionale. Spesso soffrono la fatica di dover corrispondere continuamente all’aspettativa sociale legata all’ essere maschio. Quel modello stereotipato era o è un condizionamento e ancora di più per gli uomini che magari occupano un ruolo di privilegio, di potere, gerarchicamente superiore, di maggiore autorevolezza, ma comunque con l’obbligo sociale di corrispondere a un’aspettativa che non sempre rispetta la singolarità e l’individualità di ognuno.
In ambito professionale li troviamo a fare quotidianamente i conti con il loro perfezionismo, per mantenere standard che ovviamente sono estremamente elevati; spesso mai contenti e costretti così ad alzare l’asticella delle proprie prestazioni.
Sovente non si fidano delle capacità dei collaboratori; altrettanto sovente non sanno lavorare in team, ma sono a loro volta eccellenti bracci destri. Questo permette loro di attirare magneticamente nuovi impegni e responsabilità, anche perché, date le capacità, diventano facilmente un punto di riferimento insostituibile per gli altri: il tutorimpegnato e compiaciuto….
Cercano costantemente le mancanze nel lavoro dei collaboratori e sono sempre in sfida con colleghi che vedono solo come competitor.
Hanno una mission: portare avanti progetti di valore, con una visione titanica. Non solo salvare, magari, un’azienda, operazione di competenza che dà tanta preoccupazione quanto piacere, ma anche, giù giù, fino a mantenere l’efficienza del servizio di segreteria. Emozioni di tutti i tipi: preoccupazione, azione, rischio,
operazioni funamboliche, che se riescono nell’obiettivo ripagano della fatica… Ma è un piacere che si esaurisce presto. Di nuovo ripartono alla caccia del problema insolubile, e se non c’è, lo creano. Alla ricerca continua del ruolo di esperto- indispensabile: insomma chi cerca trova! Tanta è la responsabilità nel lavorare, che l’atteggiamento è trasversale: dal ragioniere all’imprenditore che dal nulla costruisce l’impossibile. Spesso si portano il lavoro a casa, nel senso letterale del termine.
Quindi la responsabilità di ruolo coincide con il coltivare l’immagine di se stesso, in un vortice di ricerca di conferme continue. E’ il prezzo del successo…
Il rischio? La deriva di una faticosa e perversa soddisfazione: ilpiacerediessereindispensabili e insostituibili, che talvolta viene pagato a caro prezzo. Stress e stanchezza li porta a fare errori che difficilmente potranno perdonarsi. Licenziamenti impensabili e pensionamenti prematuri, fallimenti aziendali rompono una solida identità professionale con esiti psicofisici anche drammatici.