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Terminator: un killer seriale di relazioni amorose

Terminator un killer seriale di relazioni amorose

Un paziente un giorno mi scrive una e-mail dicendo di aver messo a fuoco il meccanismo alla base delle sue sfortune amorose e del fallimento sistematico di tutte le sue relazioni importanti del passato. In preda all’ansia per il ripetersi di dinamiche simili al passato in una relazione appena iniziata, conclude: “si, ho avuto le stesse sensazioni in tutte le mie passate relazioni ed ho attuato sempre la stessa strategia di difesa: mi metto in disparte, comincio ad abbuiarmi finché alla mia partner non è chiaro che qualcosa non va.

La sua domanda di chiarimenti diventa l’occasione per esprimere il mio bisogno di conferme con richieste più o meno pressanti di rassicurazioni circa i suoi veri sentimenti nei miei confronti, apparentemente poco trasparenti a causa di comportamenti non in linea con l’ideale amoroso che puntualmente metto a confronto con la ‘dura realtà”.

Il meccanismo funziona così: lei magari è distratta perché ha un periodo di stress al lavoro, oppure problemi familiari, oppure semplicemente ha una brutta giornata. Indipendentemente dalle cause che generano l’apparente distacco e disinteresse da parte della partner, terminator—questo è il nome che il mio paziente si è ironicamente attribuito—comincia a ruminare sui possibili scenari negativi che vi si celano, e riflette sui suoi stati d’animo attribuendone la causa alla relazione stessa.

“Se lei è così distaccata e pensierosa, e non mi manifesta amore, allora significa che tra noi c’è qualche problema: magari pensa all’ex, oppure le piace un altro ma non ha il coraggio di dirmelo, forse mi tradisce; pensa solo al lavoro e di me non le importa nulla… è una storia destinata a terminare, prima o poi mi darà il ben servito”.
Lucide  strategie di difesa fallimentari che producono sempre lo stesso risultato catastrofico;  lucida consapevolezza che spesso non basta a cambiare le relazioni..

La paura, emozione naturalmente  connessa alla sopravvivenza, innesca altre numerose risposte emozionali secondarie come l’ansia, per evitare il pericolo o il dolore; la rimuginazione con  la messa alla prova del partner, per tenere sotto controllo il pericolo pensato.
La paura dell’abbandono crea il ciclo della vittima aggressiva che cerca continuamente conferme.

A volte il vittimismo ha manifestazioni quiete, come appunto l’isolamento silenzioso in attesa che la partner venga in aiuto a risollevargli il morale con le sue rassicurazioni.
Altre volte invece si manifesta in modo aggressivo, con richieste pressanti di chiarimenti o rassicurazioni circa l’esistenza o meno di passate relazioni irrisolte, o di altre presenti.

Tutto  è oggetto di intervento di mirate strategie psicoterapeutiche gestite da un terapeuta esperto, pena rimanere intrappolati in un meccanismo che come una ruota gira sempre uguale su se stessa. Attenzione … “nell’amore le rassicurazioni valgono  come annuncio del loro opposto” ( Elias Canetti).