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L’indecisione, figlia della paura

Lindecisione figlia della paura

foto di copertina: Carlo Midollini

Nulla è così logorante quanto l’indecisione, e nulla è così futile” (Bertrand Russell). Ognuno di noi ha vissuto questo stato: per alcuni è attesa per altri è logoramento.

Come si crea la psicotrappola dell’indecisione?

L’indecisione è figlia della paura l’emozione più potente connessa all’istinto di sopravvivenza. La paura si attiva in due modi: il primo inconsapevolmente in pochi millesimi di secondi -reazione paleoencefalica- senza l’intervento della consapevolezza. E’ quella che ci permette di frenare improvvisamente con l’auto anche se si è rilassati o distratti. Il secondo modo è quando la paura si attiva molto più lentamente, interessando il telencefalo, e stimolando le reazioni coscienti. E’ il caso della valutazione del rischio.  L’ indecisione porta ad esiti sintomatici in forme lievi, medie o gravi.

La  paura di decidere  si manifesta in varie forme:
  • la più frequente è la paura di sbagliare. La risposta va dall’esitazione che si fa via via più pressante fino a diventare paralizzante. Spesso si ricorre a chiedere pareri ad altri, ma con risultati non convincenti..
  • La paura di non essere all’altezza cioè quanto ci riteniamo capaci di valutare i rischi e sostenere le decisioni prese. La lotta per decidere è tutta interna tra sé e sé con il proprio “persecutore interno” ovvero voci o pensieri che minano la fiducia nelle  proprie risorse o capacità, pensieri che velocemente si trasformeranno in atroci dubbi. Dall’incertezza alla paralisi,  il percorso è rischioso.
  •  La paura di “perdere il controllo” espone la persona ad una costante vigilanza su se stessa fino a trasformarsi in ansia per eccesso di stress emotivo nel tentativo di raggiungere la sicurezza di fare o reagire nel modo giusto. La preoccupazione può portare a  dei veri loop mentali fino e a  controllare e ricontrollare ogni cosa ritenuta importante. Ripensamenti, tempi dilatati, ansia e perfino panico ne sono gli esiti più frequenti. Esito: la perdita di controllo. La paura di esporsi per il timore del giudizio degli altri, viene tenuta nascosta per vergogna. L’esito frequente è evitare l’esposizione e trovare soluzioni “diplomatiche”. Oppure pianificare, prendere precauzioni costanti esponendosi a stress da controllo e ansia elevata.

 La rimuginazione per dubbio o per rimpianto è la causa del logorio ansioso e depressivo.

Gli esiti patologici dell’indecisione possono essere severi:

limitano l’agire per il rimandare il più possibile o difendersi anticipatamente dai rischi.

Sul piano del pensare il rimuginare è il risultato del sottovalutare/sopravvalutare le persone o le situazioni: cercare di essere troppo razionali è inefficace per placare reazioni emotive .

Dalla clinica sappiamo che la paura di decidere non dipende dal tipo di decisione ma da come questa viene percepita dalla persona. L’obiettivo terapeutico è condurre la persona a sostituire le modalità disfunzionali dell’indecisione e condurlo dalla situazione in cui subisce ciò che costruisce  a colui che gestisce  ciò che costruisce.